martedì 28 gennaio 2014

Paura del bullismo

Se c’è una cosa che mi spaventa da morire, pensando a LG e al suo futuro, sono gli episodi di bullismo di cui si sente tanto parlare ultimamente. Ho paura di non riuscire a essere presente e a dargli i giusti consigli se mai si dovesse trovare in una situazione del genere.

Anzi no, la mia paura è più a monte: temo di non riuscire a dargli i giusti consigli per non trovarsi mai in una situazione del genere. Perché purtroppo la realtà è che sono sempre le stesse persone ad essere prese di mira, e che una volta che si è arrivati a essere la valvola di sfogo di un gruppo di bulletti, è molto difficile uscirne a meno che non si cambi completamente ambiente. La chiave è non attirare le attenzioni di questi ragazzi poco raccomandabili.
So già che mi troverò, prima o poi, a dovergli dire come reagire a uno spintone, a uno schiaffo, a un torto subito da parte di un compagno. E lì, in quel momento, come lui reagirà potrebbe definire come gli altri lo tratteranno in futuro, se potrà essere riconosciuto come una vittima o no.

La cosa più semplice sarebbe quella di reagire, rispondere a tono, se non più forte. Così sicuramente non sarebbe identificato come vittima perché avrebbero paura di lui. Ma così facendo, giustificando e incoraggiando la violenza contro la violenza, non si rischia di far diventare lui il bullo della situazione, dandogli l’idea che alla fine vince il più forte, il più furbo?
D’altra parte suggerirgli di ricorrere alla maestra, agli adulti, potrebbe fargli assumere un atteggiamento visto dagli altri come vigliaccheria e debolezza, di non sapersela cavare da solo, e quindi renderlo ancora più oggetto di scherzi e offese.
Dov’è la giusta via di mezzo tra reagire e subire?

La mia esperienza personale da adolescente in questo senso è stata, se vogliamo, positiva. C’è stato un periodo in cui dei compagni di classe mi avevano preso di mira, ma la mia reazione dell’epoca ha risolto le cose: gli ho chiaramente detto che le loro offese e mi ferivano, e che non avevo interesse a parlare con persone così. Ho iniziato a frequentare altre persone, senza fare grandi sceneggiate, semplicemente quand’era l’ora di ricreazione me ne andavo a chiacchierare con altri e non me li filavo proprio. Attenzione, non è che scappassi: salutavo e via, della serie non mi scalfite proprio. Questo mio atteggiamento di “superiorità”, se vogliamo chiamarlo così, ha fatto sì che in breve tempo la smettessero e anzi tornassero a cercarmi di più, a volermi con loro come amica. Alla fine di quel breve periodo di presa in giro se ne scherzava tra di noi come una cosa ormai superata e considerata da tutti una stupidata.

Però devo ammettere che il mio atteggiamento non è stato frutto di una riflessione e di una decisione sul cosa fare: mi è venuto spontaneo, semplicemente sentivo di agire così. Per questo forse non l’ho mai vissuta come una cosa negativa, non sono mai stata lì a piangermi addosso. E quando alla fine mi hanno chiesto scusa e hanno ripreso a cercarmi, mi è sembrato naturale perdonarli e ricucire i rapporti.

Ma non sempre è così facile, e trovare la giusta via, soprattutto quando penso al mio cucciolo e tiro fuori gli artigli di tigre, non è così facile.
Per ora mi “consolo” pensando che un giorno all’uscita dal nido un bimbo più grande di LG è venuto da me e mi ha detto “Ma lo sai che LG mena?”. Di sicuro per ora non è una vittima!

1 commento:

Dreaming triathlon ha detto...

È una cosa che spaventa molto anche me. Mi spaventa non accorgermene, che lui non mi parli, che sia vittima ma anche il carnefice. Per ora cerco di impostare l'educazione sulla più totale fiducia e sull'ascoltarlo, già da ora, sempre. Perchè percepisca e recepisca che io sto qua, che lo ascolto e può fidarsi. Ma l'adolescenza è un periodo a sè e mi spaventa tanto. Sicuramente, e come sempre, ricorrerò all'aiuto della mia psicologa, chiedendo a lei qualche consiglio in merito, quando si avvicina il momento. Perchè proprio non so quale possa essere il comportamento corretto, da parte di noi genitori, per aiutare loro a fronteggiare il bullismo.